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Metafisica del paradosso (vol. 1)

Volume 1 : Paradossi e limiti della conoscenza

Bruno Bérard

Questo libro è stato scritto in francese, gli elementi di presentazione che seguono sono stati tradotti in italiano.

Scoprendo i muri dei paradossi che bloccano la conoscenza dell’universo, dell’uomo, della società e di Dio, comprendiamo i limiti scientifici della conoscenza, come dimostrato dal fisico Hervé Zwirn o indicato filosoficamente da Jean Borella.

La filosofia può allora riguadagnare i suoi diritti. Distinguendo la ragione, limitata dal suo oggetto e dalla logica che la governa, dall’intelligenza che la oltrepassa, ci rendiamo conto di quanto il paradosso possa aiutare la ragione ad ammettere i suoi limiti ea costruire intelligenza su ciò che va oltre se stessa.

Sommario

  1. Exergue: Un pensiero da barbiere
  2. Introduzione: Per una metafisica del paradosso
  3. Parte 1. Paradossi

    1. Cap. I. Cos’è un paradosso?
    2. Cap. II. Paradossi cosmologici
    3. Cap. III. Paradossi antropologici
    4. Cap. IV. Paradossi teologici
    5. Cap. V. Paradossi sociologici
  4. Parte 2. I limiti della conoscenza

    1. Cap. VI. L’evidenza è Credenza
    2. Cap. VII. I limiti della conoscenza
    3. Cap. VIII. Verità o realtà?

Estratto

un barbiere pensava

Si sta alzando, è ancora buio; iniziano i paradossi! Chi allora si alza, essendosi rinnovate tutte le cellule del suo corpo (paradosso della barca di Teseo* o Chisholm*)? E non dovrebbe essere giorno di notte (paradosso di Olbers*)?

Non saluta sua moglie perché non è sposato, i matrimoni combinati non esistono più ei matrimoni liberi sono più soggetti al divorzio dei matrimoni combinati (paradosso di Toqueville*).

Non si rade, perché, da barbiere lui stesso, è stato scioccamente definito come colui che rade (solo) chi non si rade da solo (paradosso di Barber*). Del resto è un bravo barbiere e, per diventarlo, gli piaceva il suo padrone, non imitava nessuno (paradosso di Consuelo* Casula). [Esergo, p. 13]

Una classificazione dei paradossi: paralogia, paracosmia, paradosso.

Che si tratti di contraddire l’intuizione o la logica, di divertire o di segnare un progresso nelle scienze, non tutti i paradossi vengono affrontati allo stesso modo. Seguendo Delmas-Rigoutsos, si possono distinguere in base alla fonte della contraddizione espressa:

  1. Se le realtà incompatibili presentate sono innegabili, ma la causa della contraddizione è un ragionamento pretestuoso, siamo di fronte a un paradosso logico, a una paralogia (o paralogismo); per esempio, la battuta scherzosa: Socrate è mortale, il cavallo è mortale, quindi Socrate è un cavallo. L’apparente dimostrazione che porta alla contraddizione non ha in realtà avuto luogo. Mentre la paralogia è un errore di ragionamento (un errore logico), la sofistica, anch’essa un errore di ragionamento, si distingue da essa per l’intenzione di ingannare. Fu la lotta dei filosofi greci contro i sofisti, che insegnavano l’arte della persuasione con ogni mezzo necessario, che portò Aristotele a fondare la logica (il suo Organon) e a definire i tipi e le forme di ragionamento valido. Oltre a questo periodo inaugurale (in Occidente), i paradossi di questo tipo hanno alimentato le vaste indagini logiche dei pensatori medievali (note come “insolubilia“) e, nel XX secolo, quelle dei filosofi del linguaggio.
  2. Se il ragionamento è ineccepibile e la fonte della contraddizione risiede nell’accostamento di due realtà incompatibili, allora si tratta di un paradosso cognitivo, di una paracosmia; per esempio, il “cielo in fiamme” di Olbers*, che si stupisce che il cielo sia nero di notte. È questo tipo di paradosso, spesso l’affermazione di un fatto controintuitivo, che è sempre fiorito nelle scienze, tanto che spesso si parla di paradossi scientifici. Tuttavia, non si deve pensare che questo tipo di paradossi emerga come un’illuminazione improvvisa di fronte alla falla di una teoria consolidata; essi accompagnano e seguono gli sviluppi teorici e, inoltre, come ha sottolineato Delmas-Rigoutsos, “sono generalmente diffusi con una soluzione” e un esplicito quadro teorico di riferimento.
  3. Se le realtà presentate e il ragionamento sono tutti corretti, ma non si può giungere a una conclusione ragionevole, allora si può parlare di paradossia, o di dilemma logico, o semplicemente di dilemma (o anche di antinomia). L’esempio più emblematico di paradosso è il paradosso del bugiardo*. Sebbene abbia acquisito questo status solo in epoca moderna, Aristotele fornisce la prima testimonianza scritta di una discussione su un dilemma logico, anche con riferimento a una discussione precedente. Come i paraloghi, i dilemmi hanno occupato le menti dei pensatori nei tre grandi periodi della logica (Antichità, Medioevo scolastico, XX e XXI secolo), con discussioni che ricominciano ogni volta “quasi tabula rasa“. [Capitolo I, pp. 30-32]

Epitome

Perché c’è qualcosa piuttosto che niente? (Leibniz) La vita è morte! (Claude Bernard). Un Dio in tre persone! (Cristianesimo) Nessuno dovrebbe ignorare la legge, ma nessuno può conoscerla.

I paradossi, le contraddizioni irriducibili, sono ovunque; non appena nasciamo per morire e non appena cerchiamo di comprendere l’universo, l’uomo, la società o Dio. Questo paradosso delle cose, e della logica che tuttavia dovrebbe aiutare a pensarle, si riferisce all’unico modo di conoscere (in particolare i paradossi scientifici o cognitivi) e stabilisce il limite invalicabile di ogni conoscenza razionale.

Ecco perché questa Metafisica del paradosso intende proporre una modalità paradossale del conoscere. Distinguendo dalla ragione l’intelligenza che la supera, tale modo di conoscere appare sul rovescio della conoscenza analogica, si illustra nella dialettica platonica e, superando ogni concettualismo, si scontra con il paradosso di un’assoluta non contraddizione.

Il volume 1 presenta alcuni caratteristici paradossi del mondo, dell’uomo, di Dio, della società, nonché i limiti scientifici della conoscenza.

— L'Harmattan

Metafisica del paradosso di Bruno Bérard

Si alza, è ancora buio; appaiono i paradossi. Chi si alza con ogni cellula del corpo rinnovata (paradosso della barca di Teseo* o di Chisholm*)? E non dovrebbe essere giorno di notte (paradosso di Olbers*)?

I paradossi ci circondano e sembrano bloccare le nostre spiegazioni dell’universo, dell’uomo, della società o di Dio.

È il paradosso di tutto ciò che ci è dato conoscere. Lo confermano i paradossi scientifici (o cognitivi), spesso risolti ma che ce ne presentano di nuovi. La logica, anch’essa spesso paradossale, non riesce a superarli tutti. Il paradosso è quindi l’unico modo di conoscere, costituendo il limite invalicabile della conoscenza razionale.
In risposta alla natura paradossale delle cose, questa Metafisica del Paradosso propone un modo paradossale di conoscere.

Vedi l'avviso di pubblicazione sul sito web les-philosophes.fr
— Cyril Arnaud, les-philosophes.fr

Un nuovo affascinante studio di Bruno Bèrard: “La metafisica del paradosso”

In queste pagine ho cercato di dimostrare che al termine di ogni indagine strettamente filosofica c’è sempre il paradosso.

Scoprendo la natura paradossale della conoscenza dell’universo, dell’uomo, della società e di Dio, comprendiamo finalmente i limiti scientifici della conoscenza, così come il fisico Hervé Zwirn e il filosofo Jean Borella ci hanno ampiamente dimostrato nei loro studi.

La filosofia può quindi riappropriarsi dei suoi diritti. Distinguendo la ragione, limitata dal suo oggetto e dalla logica che la governa, dall’intelligenza che la trascende, ci rendiamo conto di quanto il paradosso possa aiutare la ragione ad ammettere i suoi limiti e nel contempo ad edificare l’intelligenza.

Alla paradossalità del conosciuto, risponde una modalità paradossale della conoscenza. Questa modalità, ovviamente, non è nuova. Esisteva già nell’opposto della conoscenza analogica o in seno alla dialettica platonica ed era chiamata nescienzagnosi ed epignosi in S. Paolo e, paradossalmente, dotta ignoranza in Cusano. Facendo a meno degli occhi (Malebranche), o con l’intelligenza che invece gli occhi sa chiuderli (S. Dionigi l’Areopagita), fu quindi annunciata come il fine ultimo della filosofia.

Vedi l'avviso di pubblicazione sul sito web Il Corriere Metapolitico
— Aldo La Fata, Il Corriere Metapolitico

Recensioni

Bruno Bérard e la “metafisica del paradosso” – di Aldo La Fata

 

Bérard dimostra che in tutti i campi del sapere, nessuno escluso, non abbiamo altro che una lunga serie di conoscenze e conclusioni paradossali; sofismi, paralogismi, idiosincrasie, contraddizioni, petizioni di principio, ragionamenti imperfetti, dimostrano, da una parte, l’impossibilità umana di pervenire a una conoscenza certa, e dall’altra, l’inanità del pensiero sistematico autoreferenziale. Il punto di partenza di questa visione parziale e distorta della realtà e della verità filosoficamente intesa, è la famigerata coppia epistemologica oggettivo-soggettivo, postulante l’esistenza di due dimensioni irriducibili l’una all’altra, o anche di due modalità conoscitive diverse e contrapposte.

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— Aldo La Fata, culturelite.com, 14 Gennaio 2020.

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