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Sui sentieri della metafisica

intervista a Bruno Bérard

Bruno Bérard e Annie Cidéron

È arrivata la pubblicazione italiana (marzo 2024)

Questo libro è stato scritto in francese, gli elementi di presentazione che seguono sono stati tradotti in italiano.

Queste dodici interviste scritte ad Annie Cidéron hanno il solo scopo di rendere la metafisica accessibile a tutti. Questa disciplina si confronta a sua volta con altre scienze, la religione, il sesso, la materia, il misticismo, l’esoterismo, con diversi metafisici… permettendo di rispondere alla domanda “Che cos’è la metafisica?” in un colloquio terminale.

Sommario

  1. Metafisica e scienza
  2. Biografia metafisica
  3. Metafisica e religione
  4. Metafisica e metafisici
  5. Un’avventura metafisica
  6. Metafisica e misticismo
  7. Metafisica del credere
  8. Metafisica del sesso
  9. Metafisica e materia
  10. Metafisica ed esoterismo
  11. Metafisica e Aldilà
  12. Cos’è la metafisica?

Estratto

Credere o sapere?

Spesso ci opponiamo ai credenti che credono e agli studiosi che sanno. “Credere” rientrerebbe quindi nella religione e “conoscere” nella scienza. Ma non è così semplice. Possiamo credere in qualcosa di cui non sappiamo nulla? Allo stesso modo, sappiamo davvero qualcosa in cui non crediamo? È quindi un’illusione pensare che credere e conoscere si escludano a vicenda.

AC. Ma non abbiamo l’ordine cognitivo che va dall’ignoranza alla conoscenza attraverso la credenza?

BB. Occorre infatti aggiungervi l’ordine volitivo, cioè l’assenso che implica la volontà (Borella). È anche dimostrato che ogni prova è necessariamente una credenza.

AC. Come mai?

BB. C’è questo confronto perpetuo tra questi due domini fondamentalmente disgiunti nell’ordine della razionalità: parole e cose, discorsi e fatti. “Una proposizione sarà provata se, dopo essere stata stabilita con un metodo riconosciuto, è oggetto di una credenza”. Abbiamo infatti questi due elementi disgiunti: l’enunciato da provare e il dispositivo oggettivo per verificare l’enunciato. Una prima convinzione necessaria è quella, soggettiva, del destinatario della prova nell’efficacia di questa, la seconda, intersoggettiva, è quella della fondatezza delle procedure della prova (Fernando Gil, 1937-2006).

AC. In effetti, ma queste due convinzioni necessarie sono raramente avanzate nella scienza.

BB. È che l’efficienza tecnica o pratica serve come prova. In ogni caso, vediamo qui che credere e conoscere sono inseparabilmente combinati. Quando Kant dice “ho dovuto sopprimere la conoscenza, per trovare un posto alla fede”, mi sembra che manchi questa combinazione irriducibile.

AC. Mi ricordi il suo ragionamento?

BB. Postula che gli oggetti metafisici: Io, il Mondo e Dio, sono inconoscibili (Critica della ragion pura, 1781), ma, sebbene siano empiricamente inconoscibili (non si possono vedere, sentire o toccare), è ragionevole postularli come ipotesi moralmente necessarie (Critica della ragion pratica, 1788).

AC. Sta equilibrando!

BB. Instabile, non appena non si è più soggiogati dalla costruzione razionalista – o dalla riduzione.

La prossima distinzione nel nostro approccio al credere è tra sapere e conoscere.

Sapere o conoscere?

Per andare dritti al punto, direi che la conoscenza si costruisce, la conoscenza è un dato di fatto.

AC. Devi dirmi di più.

BB. Il mondo stesso della conoscenza è paradossale. Da un lato, quello che sappiamo è che non sappiamo nulla (Socrate/Platone; Montaigne, 1533-1592), ma, dall’altro, l’accumulo di conoscenza è evidente nelle scienze, nelle tecnologie, nei mestieri. Questo perché la conoscenza teorica rimane sempre ipotesi plausibili, la conoscenza pratica è inconfutabile.

La conoscenza è tutta un’altra cosa! È ingenerabile, è pura osservazione (Borella): c’è conoscenza! È l’intelletto – che viene dall’esterno (Aristotele), come abbiamo detto – la comprensione che accade, il significato che si rivela.

AC. Ecco cosa dice Meister Eckhart: “L’intelligente è increabile in quanto tale”!

BB. Esattamente! la conoscenza è la condizione trascendentale di ogni atto conoscitivo. Questo è l’esempio, già citato credo, della luce che infonde un cristallo. È prodotto dal cristallo? E se no: come distinguere l’intelletto dalla luce che riceve? Concluderemo che l’intelletto, nella sua essenza sovrumana, è increato e increabile e che “il contenuto conoscitivo dell’intelletto supera il grado di realtà della sua manifestazione” (Borella).

Credere è quindi dare il proprio assenso a un’affermazione che si ritiene vera. Può essere, ad esempio, un legame familiare o l’acqua che bolle a 100°C; o diamo la nostra fiducia ad una testimonianza, oppure possiamo verificarla empiricamente da noi stessi.

AC. Basti pensare che per la stragrande maggioranza delle conoscenze ci fidiamo delle testimonianze, anche se molto indirette. Ma cosa succede se si tratta di conoscenza?

BB. È la semplice consapevolezza della potenza dell’intelligenza, rispetto alla semplice ragione (Platone), della soprannaturalità dell’intelletto o delle forme intelligibili (Aristotele), dell’ingenerabilità del significato o “principio semantico” (Borella). Questi sono anche gli esempi citati durante una precedente intervista: l’esperienza del pensiero del più grande (S. Anselmo) o Dio come fonte del pensiero di Dio (Cartesio).

Se l’intelligenza è infatti «soprannaturale per natura» e «di essenza metafisica», se «l’intelletto è già qualcosa di divino» (Borella), la conoscenza di cui si parla è l’accesso, per la natura di questo intelletto, a ciò che va oltre l’uomo.

Epitome

Potremmo essere sorpresi di apprendere che la metafisica è una scienza, sviluppata dal fondatore stesso della scienza: Aristotele. Il rigore del suo discorso scientifico completa così ciò che Platone ha stabilito una volta per tutte prima di lui: una metafisica per accesso dell’intelligenza a ciò che va oltre la Natura e al senso delle cose del mondo e della vita.

Di fronte alla religione, al sesso, al misticismo, alla morte, alla materia, alla credenza… la metafisica allora appare ovvia e, come il signor Jourdain scoprendo di parlare in prosa (Molière), ognuno si scopre, come tutti gli esseri umani, “animale metafisico” (Schopenhauer).

Queste interviste, conversazioni quasi casuali con Annie Cidéron, consentono un facile approccio alla metafisica e di adottare l’approccio, se lo si desidera.

— L'Harmattan

Recensioni

Nonostante l’uomo viva in un’epoca buia, incerta e superficiale, certe domande capitali non smettono mai di affiorare alla mente: “perché esiste qualcosa e non il nulla?”. “Chi sono io?”. “Cosa accadrà dopo la morte?”. Ardue, difficili e a volta quasi impossibili le risposte, ma vale la pena tentare, anzi è necessario. È il compito che nella storia del pensiero e delle idee è stato affidato alla metafisica che pur prescindendo da qualsiasi dato dell’esperienza ordinaria non teme di spingersi fino agli estremi confini dell’umano sapere e oltre. In questo immane e smisurato ufficio che dantescamente “fa tremar le vene e i polsi”, può soccorrere questa intervista condotta con intelligente sensibilità da Annie Cideron a Bruno Bérard, ultimo, ma non meno importante rappresentante di una illustre schiera di pensatori-sapienti che si richiamano esplicitamente alla Tradizione universale e alle profonde dottrine speculative della filosofia, della teologia e della mistica cristiana.

— Simmetria

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