Metafisica e psicoanalisi sono entrambe ibride da un certo punto di vista: la psicoanalisi è “arte” e scienza, la metafisica è scienza e “percorso”; da qui le continue controversie a cui possono essere soggetti. Sei collaboratori, provenienti da vari orizzonti della psicoanalisi, della psicologia o della filosofia, offrono qui un dialogo senza compromessi, tra metafisica e psicoanalisi.
Sommario
- Introduzione. Metafisica e psicoanalisi – Bruno BÉRARD
- Lo psicologico e lo spirituale – Michel CAZENAVE
- Inconscio e prospettiva metafisica, David LUCAS
- Tra le righe del testo freudiano, la metafisica che non riesce a farsi sentire – Dominique RENIERS
- Psicoanalisi e metafisica – Alain BRUN
- L’identità sofferente – Paul DAWALIBI
- La verità, non è scontato – Dominique RENIERS
Estratto
Metafisica del simbolo
Ci sembra più utile qui delineare quella che sarebbe una metafisica del simbolo, non essendo quest’ultimo assente dalla psicoanalisi. Bisogna prima di tutto distinguere tra ciò che è mostrato e ciò che è dimostrato. È ciò che fa il filosofo Henri Gouhier (1898-1994) distinguendo tra filosofie della verità e filosofie della realtà, le prime cercando le cause per dimostrare la verità e le seconde la fonte per mostrare la realtà: “la fonte è al livello del reale qual è la causa sul piano della verità”. Tuttavia, la natura metafisica del simbolo non può essere dimostrata (“spiegare razionalmente un dato simbolismo equivarrebbe a ridurre il mythos al logos” e quindi ad annientarlo); dall’altro, può mostrarsi, e possiamo persino «stabilirne la legittimità rispetto alla ragione critica» (Jean Borella), ma dimostrandolo con l’assurdo:
– Negare che le forme sacre siano messaggi del Trascendente significa necessariamente farne mere produzioni inconsce della coscienza umana;
– Tuttavia, qualunque sia la genesi di questo processo di alienazione, costituisce una tesi rigorosamente contraddittoria e nulla è stato quindi spiegato (tranne questo impossibile profeta la cui “rivelazione consiste proprio nel dichiarare che ogni rivelazione è un’illusione, come un uomo che proclamerebbe: ‘‘la parola non esiste’’!
Jean Borella
“Convertirsi al simbolo” è quindi semplicemente riconoscere che il significato è ingenerabile: non ci si può sforzare di capire ciò che non si capisce (Simone Weil); è l’osservazione platonica che si può conoscere solo per reminiscenza (Platone, Menone, 81d, per esempio). Questa è la formula di Paul Ricœur: “il simbolo pensa” e che Jean Borella completa: “il simbolo pensa se stesso”, o anche il “nihil est in intellectu quod non fuerit in sensu” (niente è nell’intelligenza che non fu prima nei sensi), in quanto si aggiunge la correzione leibniziana: “nisi ipse intellectus” (se non l’intelletto stesso). [Introduzione, pag. 53]
Epitome
Metafisica e psicoanalisi sono entrambe ibride da un certo punto di vista: la psicoanalisi è “arte” e scienza, la metafisica è scienza e “percorso”; da qui, sicuramente, le continue controversie di cui possono essere oggetto.
Sei collaboratori, provenienti da diverse estrazioni psicoanalitiche, psicologiche o filosofiche, sei medici, ricercatori o insegnanti nei campi della psichiatria, della medicina narrativa, della psicoanalisi, della psicologia patologica e clinica o della metafisica, hanno quindi accettato di contribuire a questo saggio, e consegnano un cortese ma intransigente dialogo tra metafisica e psicoanalisi.
Il lettore troverà, nella ricchezza degli elementi raccolti in questo confronto, se si tratta di Freud, Jung o Lacan, ma anche di Descartes, Guénon, Platone, Schopenhauer, Kant, Plotin, Heidegger, Jankélévitch, Bailly, Borella e tanti altri, qualcosa per pensare a se stesso, e oltre.